Immaginate un laboratorio molto particolare, dove al posto di provette e reagenti troviamo concetti come libero arbitrio, anima e multiverso allineati sul banco in attesa di essere analizzati. A condurre gli esperimenti c’è Sabine Hossenfelder, fisica teorica tedesca dalla verve ironica e dall’approccio iconoclasta, nota per non avere peli sulla lingua. Nel suo ultimo libro Fisica Esistenziale (Apogeo Editore), Hossenfelder invita i lettori in questo laboratorio delle idee estreme, esaminando con rigore scientifico e humor tagliente alcune delle domande più profonde che l’umanità si pone da sempre.
Fisica Esistenziale di Sabine Hossenfelder promette un audace tuffo nelle questioni fondamentali sull’universo e la nostra esistenza. Ogni capitolo del libro è dedicato a un interrogativo “gigante”, che spazia da temi scientifici al confine con la filosofia. L’autrice passa, con piglio curioso, da argomenti in cui la scienza ha voce in capitolo ad altri che dichiara apertamente essere “ascientifici”, ossia fuori dalla portata del metodo scientifico. Tra un capitolo e l’altro, Hossenfelder inserisce anche interviste a colleghi fisici (persino alcuni premi Nobel) per arricchire il dibattito con prospettive diverse – e talvolta per metterne alla prova le idee più eccentriche. La Hossenfelder si definisce provocatoriamente un’agnostica miscredente – a indicare il suo sguardo scettico e disincantato sulla realtà.
Le grandi domande sotto esame
Quali sono, dunque, queste big questions che la “fisica esistenziale” mette in provetta? Ecco alcune delle domande affrontate da Hossenfelder, ciascuna esplorata in un capitolo del libro:
- Abbiamo davvero libero arbitrio, o il nostro destino è già scritto dalle leggi fisiche? (Un dibattito tra determinismo, caos e capacità di scelta individuale)
- L’universo ha un creatore (Dio) oppure può esistere senza un fine ultimo? (C’è spazio per un principio divino nei modelli cosmologici, o la scienza rende superflua l’ipotesi di Dio?)
- Esistono altri universi oltre al nostro (il multiverso)? (Teorie speculative suggeriscono infiniti universi paralleli; Hossenfelder esamina se questa idea sia verificabile o fuori dal dominio scientifico.)
- Le particelle elementari possono pensare? (Una provocazione sul tema della coscienza: esiste una forma di “mente” fondamentale nella materia, o credere a particelle coscienti è un fraintendimento pseudoscientifico?)
- Viviamo in una simulazione al computer? (Il famoso “simulation hypothesis” viene passato al setaccio: siamo personaggi inconsapevoli in un videogame cosmico, come sostengono alcuni, oppure questa resta un’ipotesi indimostrabile e un po’ fantasiosa?)
- Qual è il significato della vita in un universo governato dalla fisica? (Una riflessione sul “meaning of life” alla luce delle leggi naturali e della nostra posizione effimera nel cosmo.)
Hossenfelder affronta ciascuno di questi enigmi con onestà e chiarezza. Innanzitutto, fa il punto su cosa la scienza oggi davvero sa sull’argomento: ad esempio, quanto comprendiamo del tempo e se il passato “esiste ancora” nei modelli fisici del cosmo, oppure fin dove la fisica e la neurobiologia si sono spinte nel decifrare il mistero della coscienza. Poi, con altrettanta franchezza, spiega dove iniziano i nostri limiti: alcune domande potrebbero restare senza risposta per sempre, altre sono mal poste, altre ancora appartengono più alla metafisica che alla fisica. Il risultato è una panoramica ampia e aggiornata: Fisica Esistenziale offre al lettore un quadro solido di ciò che la scienza ha scoperto finora e di ciò che – almeno per ora – non possiamo conoscere. Il tutto senza mai scadere in toni pedanti: al contrario, Hossenfelder mantiene un registro vivace, talvolta spiazzante, che rende la lettura stimolante anche quando si discute di enigmi cosmici o paradossi della quantistica.
Ironia e rigore: lo stile di Sabine Hossenfelder
Uno degli aspetti più accattivanti del libro è proprio lo stile diretto e ironico dell’autrice. Hossenfelder scrive come parla – senza giri di parole – e non teme di inserire giudizi schietti sulle idee trattate. Il tono ricorda quello di una conversazione brillante con un amico scienziato dal senso dell’umorismo tagliente. Ad esempio, con sarcasmo bonario osserva che certe credenze “alla moda” risultano “tanto più seducenti quanto meno si conosce la fisica”. Allo stesso tempo, riesce a spiegare concetti complessi (dall’entropia alla meccanica quantistica) in modo accessibile, spesso attraverso esempi quotidiani o analogie azzeccate. Questa combinazione di rigore e leggerezza rende il libro fruibile anche a chi non è esperto: l’autrice infatti dosa con cura i dettagli tecnici, evitando formule matematiche inutili, e privilegia invece il ragionamento logico accompagnato da un filo di umorismo.
Hossenfelder non risparmia neanche se stessa e la propria categoria: con autoironia, si posiziona come una sorta di “eretica” all’interno della comunità scientifica. Era già nota per aver criticato i colleghi fisici nel precedente Lost in Math; qui, pur cambiando bersaglio, mantiene la stessa franchezza. Il Wall Street Journal ha definito Fisica Esistenziale “una guida informata e divertente a ciò che la scienza può e non può dirci” – un giudizio che cattura bene la cifra stilistica del libro. Hossenfelder può apparire “fin troppo opinata” in certi passaggi, nota lo stesso articolo, ma le si perdona presto questo piglio deciso perché sa intrattenere il lettore anche quando discute delle “sconcertanti complessità della fisica”. In effetti, pagina dopo pagina ci si accorge che l’autrice esprime opinioni nette (ad esempio sul multiverso o sulla natura del tempo) non per arroganza, ma per amore della chiarezza: preferisce prendere posizione esplicitamente, così che il lettore sappia sempre qual è il punto di vista in campo, piuttosto che nascondersi dietro false neutralità. Questa onestà intellettuale, unita allo humor, fa sì che anche quando Hossenfelder demolisce un’idea lo faccia con un sorriso e un’argomentazione solida, lasciando il lettore divertito oltre che istruito.
Un altro tratto caratteristico è la propensione di Sabine per il dibattito diretto. Nel libro, invece di lanciarsi in facili attacchi contro i bersagli preferiti del sensazionalismo scientifico (come certe derive New Age alla Deepak Chopra, o le sparate mediatiche di Elon Musk), Hossenfelder sceglie una via più interessante: coinvolge altri scienziati in conversazioni schiette. Le interviste inserite nei capitoli la vedono spesso discutere – anche animatamente – con colleghi di primo piano sulle tesi più controverse. Immaginate l’autrice come un arbitro ironico in un ring intellettuale, dove da un lato c’è l’idea ardita (che so, “l’universo è cosciente” o “siamo in una simulazione”) e dall’altro c’è la prudenza dei dati. Hossenfelder veste entrambi i panni: provoca con la domanda, ma poi riporta tutti coi piedi per terra presentando ciò che la fisica realmente dice. Il dialogo con altri fisici aggiunge pepe: capita di trovare nel testo scambi vivaci, piccole punzecchiature o sorprendenti consonanze. Questo approccio dà al libro un tono colloquiale, quasi teatrale, rendendo più umana la scienza discussa. Non a caso, la Kirkus Reviews ha sottolineato come Fisica Esistenziale contenga argomenti “altamente opinati ma convincenti” – sintesi perfetta di uno stile dove l’opinione personale di Sabine, ben argomentata, diventa parte integrante della narrazione divulgativa.

Scienza versus senso comune: un libro che sfida tutti
Il testo non è solo una carrellata di temi affascinanti; è anche un’opera provocatoria che sfida più fronti. Da un lato, Hossenfelder si rivolge al grande pubblico, invitandolo a mettere in discussione alcune idee radicate o comodamente misteriose. Chi legge si trova a dover affrontare la possibilità che certe consolazioni metafisiche – come l’idea di un destino scritto nelle stelle, di un universo con un proposito finale, o di un’anima immortale testardamente indipendente dalla materia – potrebbero non trovare alcun appiglio nelle leggi della fisica attuale. L’autrice non nega l’importanza personale o culturale di queste credenze, ma le esamina al freddo lume dei dati: la realtà è sufficiente a spiegare la realtà, sembra ricordarci ad ogni passo, e dove non lo è, potrebbe semplicemente essere colpa dei limiti della nostra conoscenza, non certo del “volere” di qualche ente superiore. Questo atteggiamento può suonare irriverente, ma Hossenfelder lo adotta con genuina curiosità più che con spirito distruttivo. In effetti, uno dei messaggi chiave del libro è distinguere tra ciò che è falso, ciò che è possibile e ciò che è inverificabile. Alcune idee, afferma, non sono né giuste né sbagliate, semplicemente la scienza (almeno per ora) non può pronunciarsi su di esse – sono quelle che lei chiama questioni “ascientifiche”. Ad esempio, la nozione che “le particelle siano dotate di coscienza” o che “l’universo sia una simulazione” viene bollata come ascientifica, perché non esiste modo di testarla con metodo scientifico. È un concetto illuminante: invece di dichiarare guerra alla metafisica o alla fede, Hossenfelder traccia una linea di confine chiara tra il dominio della scienza e ciò che ne resta fuori. Questo approccio intellettualmente onesto obbliga il lettore a riconoscere i limiti di ciò che possiamo dimostrare, evitando sia il cinismo di chi “non crede a nulla” sia la credulità di chi “crede a tutto”.
Dall’altro lato, il libro lancia qualche frecciata anche alla comunità scientifica. Hossenfelder non esita a pungolare i suoi colleghi quando abbracciano teorie più per moda che per evidenza. Ad esempio, discute criticamente l’idea del multiverso – affascinante ma, ad oggi, non supportata da alcun dato empirico – chiedendosi se spingerla troppo in là non significhi sconfinare nella filosofia più che nella scienza. Allo stesso modo, affronta con scetticismo l’interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica (dove ogni evento quantistico creerebbe universi paralleli), domandandosi se sia davvero una spiegazione scientifica o piuttosto una speculazione non falsificabile. In Fisica Esistenziale la fisica viene continuamente riportata al suo nucleo di disciplina empirica: Hossenfelder ricorda che un’idea, per quanto elegante o popolare, deve fare i conti con la verifica sperimentale. Non stupisce quindi che la critica di settore abbia elogiato il libro per come offre una “migliore comprensione dei limiti della scienza” in maniera molto chiara. Questa chiarezza può risultare scomoda a qualcuno – la stessa rivista nota che alcuni scienziati potrebbero preoccuparsi che certi discorsi diano corda ai dubbi sul metodo scientifico – ma l’intento di Hossenfelder è l’opposto: rafforzare la fiducia nella scienza mostrandone onestamente sia il potere esplicativo sia i confini.
Un esempio emblematico di questo doppio registro (sfida al senso comune e alla scienza) è il modo in cui l’autrice tratta l’idea della simulazione cosmica. Negli ultimi anni personalità di spicco hanno speculato sul fatto che il nostro universo possa essere una sorta di software gestito da entità superiori; Hossenfelder ammette senza mezzi termini che questa ipotesi la irrita profondamente. La considera “un’affermazione audace sulle leggi di natura che ignora ciò che già sappiamo di esse”. Tradotto: perché lanciarsi in congetture quasi fantascientifiche quando la fisica reale ci pone già sfide concettuali enormi e tangibili? Allo stesso tempo, l’autrice non cade nella tentazione opposta di deridere ogni idea non ortodossa. Anzi, un aspetto sorprendente del libro è che riconosce dignità ad alcuni concetti spirituali, evidenziando come non tutti siano in conflitto con la scienza moderna. Ad esempio, Hossenfelder spiega che certe credenze (magari l’idea che l’universo segua un ordine, o alcune nozioni provenienti dalla filosofia orientale) possono coesistere con le leggi fisiche note senza contraddirle. In poche parole, non getta via il bambino con l’acqua sporca: distingue tra le idee realmente incompatibili con la scienza e quelle che semplicemente appartengono a un altro registro di discorso (etico, metafisico, personale) ma non vengono smentite dai dati. Questa posizione equilibrata sfida sia il dogmatismo scientista che rifiuta in blocco qualsiasi discorso extra-scientifico, sia il misticismo ingenuo che cerca nella fisica conferme forzate di ogni intuizione spirituale. Il messaggio è chiaro: scienza e umanesimo possono dialogare, ma solo riconoscendo ciò che la scienza può davvero dire e ciò su cui deve tacere.
Perché leggerlo
In conclusione, Fisica Esistenziale di Sabine Hossenfelder è un libro insolito e prezioso per chiunque ami la scienza e al contempo si arrovelli sulle grandi domande dell’esistenza. È insolito perché mescola ingredienti che raramente si trovano tutti insieme: rigore scientifico, filosofia, critica culturale e un umorismo quasi british (anche se l’autrice è tedesca) nel prendersi gioco delle nostre idee preconfezionate. Il risultato è una lettura godibilissima ma tutt’altro che leggera nei contenuti: si passa dal Big Bang alla termodinamica dell’entropia, dal dibattito sul libero arbitrio alle ipotesi sul destino ultimo dell’universo, senza mai perdere il filo. Hossenfelder riesce a fare divulgazione avanzata divertendo – tanto che Los Angeles Times ha definito questo lavoro “il libro più divertente del mese”, invitando i lettori ad affrontarlo con mente aperta e gusto dell’avventura. Ma attenzione: divertente non vuol dire superficiale. Al contrario, l’autrice si spinge coraggiosamente là dove molti divulgatori si fermano, interrogando la scienza sui temi che toccano il nostro bisogno di senso.
Leggere questo libro è un po’ come fare un viaggio guidato da una Virgilio in camice bianco: Hossenfelder ci accompagna attraverso paradisi e inferni concettuali – dall’armonia matematica dell’universo fino al disorientante vuoto di risposte ultime – tenendoci per mano con competenza e sarcasmo. È una guida affidabile perché non promette certezze assolute dove non ve ne sono, ma al tempo stesso ci mostra quanta meraviglia autentica ci sia nelle scoperte scientifiche reali che spesso diamo per scontate. In un’epoca in cui il confine tra scienza, filosofia e pseudo-scienza è sempre più sfumato nei dibattiti pubblici, Fisica Esistenziale emerge come una ventata d’aria fresca: un testo che separa con lucidità la realtà dal nonsense (per citare ancora il Wall Street Journal, “una guida a ciò che la scienza può e non può dirci”) e che al tempo stesso celebra la capacità umana di farsi domande immense.
Consiglierei questo libro ai lettori curiosi che hanno almeno una base di familiarità con la fisica moderna e la filosofia della scienza, ma anche a scienziati di professione in cerca di una prospettiva critica sul proprio campo. Il libro farà sorridere, riflettere e forse occasionalmente arrabbiare – com’è giusto che sia un’opera che parla del tutto. D’altra parte, come notano alcuni, il libro conferma Sabine Hossenfelder come “un faro di chiarezza e sanità mentale” nel mare delle speculazioni sull’esistenza. Dopo averlo letto, probabilmente non avremo tutte le risposte (anzi, apprezzeremo meglio i limiti di ciò che possiamo sapere), ma avremo guadagnato uno sguardo più acuto e disincantato sul mistero più grande di tutti: perché ci siamo e cosa significa essere parte di questo strano, meraviglioso universo.
Stefano Camilloni