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Un visitatore tra le stelle: 3I/Atlas, il gigante interstellare che sfiora il nostro Sistema Solare

Nel profondo silenzio cosmico, tra miliardi di stelle e infinite distese di vuoto, qualcosa si muove. Qualcosa che non appartiene al nostro Sole, né ai pianeti che da lui dipendono. È 3I/Atlas, un oggetto interstellare — il terzo mai osservato dall’umanità — che in questi mesi sta attraversando il nostro sistema solare come un enigmatico messaggero proveniente dalle profondità della galassia.

Un’identità aliena

Scoperto inizialmente con la sigla A11pl3Z, 3I/Atlas è stato presto riconosciuto come un viaggiatore alieno al nostro sistema, e riclassificato come cometa interstellare. A differenza dei detriti ghiacciati che orbitano abitualmente il nostro Sole, Atlas arriva da lontano, da un altro sistema stellare, portando con sé una storia e una composizione chimica che potrebbero rivelare indizi fondamentali sull’origine della vita stessa.

Nonostante la distanza, qualcosa di lui possiamo già raccontarlo: si presenta sfocato, circondato da gas, con una coda corta, segno distintivo dell’attività cometaria. Secondo gli astronomi, potrebbe avere un diametro compreso tra 10 e 20 chilometri — dimensioni che lo renderebbero il più grande oggetto interstellare mai avvistato finora. Tuttavia, se composto principalmente da ghiaccio, la sua vera massa potrebbe essere inferiore a quanto suggerisce la sua luminosità.

La firma dell’origine interstellare: velocità e traiettoria

Ma cos’è che rende 3I/Atlas inequivocabilmente interstellare? Due elementi fondamentali: la velocità e la traiettoria.

Atlas viaggia a una velocità mozzafiato di oltre 60 chilometri al secondo, una rapidità che gli consente di sfuggire all’attrazione gravitazionale del Sole, cosa impossibile per gli oggetti nativi del nostro sistema. La sua orbita non chiude alcun cerchio: entra da una direzione, attraversa le orbite planetarie e poi fuggirà via, per non tornare mai più.

Secondo l’Agenzia Spaziale Europea, 3I/Atlas “non orbita il Sole, ma lo sfiora come un visitatore fugace”, destinato a riprendere il suo viaggio nell’oscurità del cosmo dopo aver raggiunto il perielio il 29 ottobre, il punto più vicino alla nostra stella.

Fortunatamente, non rappresenta alcuna minaccia per la Terra. Passerà a distanza di sicurezza, oltre l’orbita di Marte, ma abbastanza vicino da poter essere osservato con i telescopi più potenti.

Il terzo di una (futura) lunga serie?

3I/Atlas è il terzo oggetto interstellare mai osservato, dopo 1I/‘Oumuamua nel 2017 e 2I/Borisov nel 2019. Ogni incontro ha ampliato i nostri orizzonti e ridotto il confine tra “noi” e “loro”, tra ciò che orbita il Sole e ciò che proviene dal cuore della galassia.

A differenza di ‘Oumuamua — che ha fatto discutere per la sua forma insolita e la velocità anomala, spingendo alcuni a ipotizzare persino un’origine artificiale — Atlas appare finora come una classica cometa, sebbene proveniente da un’altra stella. Tuttavia, secondo Mark Norris, astronomo dell’Università di Central Lancashire, si muove addirittura più velocemente dei suoi predecessori, suggerendo una forza propulsiva o un’origine ancora più remota.

Al momento, si trova alla distanza di Giove, ma i grandi osservatori del mondo stanno già puntando i loro occhi elettronici su di lui.

Una capsula del tempo galattica

La vera ricchezza di 3I/Atlas non è solo nella sua spettacolarità astronomica, ma nel messaggio chimico che porta con sé. Oggetti come questo potrebbero contenere amminoacidi, molecole organiche complesse, precursori della vita. Se tali composti fossero confermati, sarebbe la prova più convincente che i mattoni della vita esistono anche altrove nella galassia, sparsi come semi nel vento cosmico.

Secondo alcuni modelli, Atlas potrebbe essere una “palla di neve” formata nei pressi di una giovane stella, espulsa nello spazio profondo da un’interazione gravitazionale violenta. Da allora, avrebbe viaggiato per milioni — forse miliardi — di anni, prima di incrociare, per puro caso, il nostro piccolo angolo di universo.

Un futuro di scoperte

La scoperta di 3I/Atlas è solo l’inizio. Con l’entrata in funzione del Vera C. Rubin Observatory in Cile, l’umanità potrà presto identificare molti più visitatori interstellari, forse anche uno al mese, tra quelli finora invisibili. Gli scienziati stimano che almeno 10.000 oggetti interstellari stiano attualmente transitando nel nostro sistema, come spettri silenziosi nel cielo notturno.

Sebbene oggi non sia tecnicamente possibile raggiungere Atlas con una sonda, ogni osservazione ci avvicina a un futuro in cui, forse, potremo intercettare questi viaggiatori e raccogliere direttamente le loro storie millenarie.

Per ora, ci resta solo da osservare, analizzare, e immaginare. Perché ogni oggetto interstellare non è solo un sasso nello spazio: è una lettera anonima scritta in una lingua antica, spedita da una stella lontana, e recapitata — finalmente — a noi.

Stefano Camilloni

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