Immaginate di sorvolare il Pianeta Rosso. Oggi, scorgereste un deserto gelido e inospitale, battuto da venti sottili e privo di acqua liquida superficiale. Ma cosa succederebbe se potessimo viaggiare indietro nel tempo di miliardi di anni? Una nuova affascinante ricerca condotta da geologi dell’Università del Colorado Boulder suggerisce uno scenario sorprendente: l’antico Marte era un pianeta sorprendentemente temperato, dove cadevano pioggia o neve e fiumi impetuosi scorrevano attraverso le valli, alimentando centinaia di laghi.
Questo quadro di un Marte caldo e umido si discosta nettamente dall’immagine del deserto gelido che conosciamo oggi. La ricerca, guidata da Amanda Steckel e pubblicata sul Journal of Geophysical Research: Planets, fornisce nuove prove a un dibattito di lunga data nella scienza planetaria, suggerendo che pesanti precipitazioni hanno probabilmente plasmato molte delle reti di valli e canali che ancora oggi solcano la superficie marziana.
Sebbene la maggior parte degli scienziati concordi sull’esistenza di una certa quantità di acqua sulla superficie di Marte durante l’epoca Noachiana, tra 4,1 e 3,7 miliardi di anni fa, l’origine di quest’acqua è rimasta un mistero. Alcuni sostengono che Marte sia sempre stato un pianeta freddo e secco, con sporadici scioglimenti di vaste calotte di ghiaccio nelle regioni equatoriali.
La nuova ricerca ha affrontato questo enigma utilizzando simulazioni al computer per esplorare come l’acqua potrebbe aver modellato la superficie marziana miliardi di anni fa. I risultati indicano che le precipitazioni, sotto forma di neve o pioggia, hanno probabilmente dato origine agli schemi di valli e sorgenti che osserviamo ancora oggi. Come spiega Steckel, “È molto difficile fare qualsiasi tipo di affermazione conclusiva, ma vediamo queste valli iniziare a una vasta gamma di elevazioni. È difficile spiegarlo solo con il ghiaccio”.
Le immagini satellitari di Marte odierno rivelano ancora le “impronte digitali” dell’acqua sul pianeta. Intorno all’equatore, ad esempio, si estendono vaste reti di canali che si diramano dalle alture marziane, riversandosi in quelli che un tempo erano laghi e forse persino un oceano. Il rover Perseverance della NASA sta attualmente esplorando il cratere Jezero, il sito di uno di questi antichi laghi, dove un potente fiume depositò un delta durante il Noachiano. Brian Hynek, autore senior dello studio, sottolinea la necessità di “metri di profondità di acqua corrente per depositare quel tipo di massi” trovati in quest’area.
Per studiare questo antico passato, il team ha creato una versione digitale di una porzione di Marte, utilizzando un modello originariamente sviluppato per studi terrestri. Hanno simulato l’evoluzione del paesaggio su un terreno sintetico simile a Marte vicino al suo equatore, aggiungendo in alcuni casi acqua sotto forma di precipitazioni e in altri includendo lo scioglimento delle calotte di ghiaccio. Lasciando poi scorrere l’acqua nelle simulazioni per decine o centinaia di migliaia di anni.
L’analisi dei modelli risultanti ha rivelato differenze significative. Nel caso dello scioglimento delle calotte di ghiaccio, le sorgenti delle valli si formavano prevalentemente ad alta quota, ai margini delle antiche calotte. Al contrario, negli scenari con precipitazioni, le sorgenti marziane erano molto più diffuse, emergendo a elevazioni che variavano da sotto la superficie media del pianeta a oltre 3.300 metri di altezza. Steckel spiega che “l’acqua proveniente da queste calotte di ghiaccio inizia a formare valli solo intorno a una stretta fascia di altitudini, mentre se si hanno precipitazioni distribuite, si possono avere sorgenti di valli che si formano ovunque”.
Il confronto di queste previsioni con i dati reali di Marte, raccolti dalle sonde NASA Mars Global Surveyor e Mars Odyssey, ha mostrato una corrispondenza più stretta con le simulazioni che includevano le precipitazioni.
Sebbene i ricercatori riconoscano che questi risultati non rappresentano la parola definitiva sul clima antico di Marte, in particolare su come il pianeta sia riuscito a rimanere abbastanza caldo da supportare pioggia o neve, Hynek sottolinea che lo studio fornisce nuove intuizioni sulla storia di un altro pianeta: il nostro. “Una volta cessata l’erosione dovuta all’acqua corrente, Marte si è quasi congelato nel tempo e probabilmente assomiglia ancora molto alla Terra di 3,5 miliardi di anni fa”.
In definitiva, questa ricerca dipinge un ritratto affascinante di un antico Marte dinamico e umido, molto diverso dal mondo arido e desolato che osserviamo oggi. La prova di antiche precipitazioni aggiunge un tassello cruciale alla nostra comprensione della storia del pianeta rosso e potrebbe avere implicazioni significative per la ricerca di tracce di vita passata.
Stefano Camilloni