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Plato pronto al decollo: la nuova sentinella cosmica europea cerca la “seconda Terra”

Una nuova pagina della storia astronomica sta per essere scritta. La missione Plato — acronimo di PLAnetary Transits and Oscillations of stars — dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) non è un semplice telescopio spaziale: è una sentinella cosmica progettata per scrutare il cielo con occhi multipli e sensibilità senza precedenti, alla ricerca di mondi simili al nostro che orbitano attorno a stelle “gemelle” del Sole.

Dopo anni di progettazione e assemblaggio, la macchina dei sogni è pronta: Plato ha completato la sua costruzione, raggiungendo così una pietra miliare fondamentale nel cammino verso il lancio.

Un cacciatore di mondi dal cuore ghiacciato

A differenza dei telescopi generici, Plato è stato concepito con un unico obiettivo: individuare pianeti di tipo terrestre nella zona abitabile delle loro stelle, dove le condizioni potrebbero permettere la presenza di acqua liquida e, forse, di vita.

Per riuscirci, il telescopio osserverà con estrema precisione oltre 150.000 stelle luminose allo stesso tempo, cogliendo le più impercettibili variazioni nella loro luce. Al centro di questa impresa ci sono i suoi 26 occhi elettronici: telecamere ad altissima sensibilità capaci di rilevare il minimo “battito di ciglia” di una stella, quello che si verifica quando un pianeta le passa davanti, oscurandone una minuscola frazione della luminosità.

Per funzionare con questa precisione millimetrica, gli strumenti scientifici devono operare a temperature estremamente basse: circa -80 °C. Un apposito scudo solare proteggerà le telecamere dalla luce del Sole, mentre lo spazio profondo farà il resto, mantenendole costantemente nel gelo cosmico. È in queste condizioni che Plato scruterà il cielo, per anni, con una vigilanza ininterrotta.

L’ultimo pezzo del puzzle cosmico

Il completamento della navicella è stato raggiunto grazie all’installazione combinata dello scudo solare e del modulo dei pannelli fotovoltaici, l’elemento finale che ha dato a Plato la sua forma definitiva.

Questa struttura svolge un duplice ruolo cruciale:

  • lo scudo solare mantiene le apparecchiature nell’ombra, proteggendole da qualsiasi interferenza luminosa indesiderata;
  • l’array solare trasforma la luce stellare in energia elettrica, alimentando i sofisticati sistemi della navicella.

I pannelli, ripiegati con cura per il lancio, si apriranno nello spazio come due ali lucenti, trasformando Plato in un elegante cacciatore cosmico. Il dispiegamento è già stato testato con successo: il 16 e il 22 settembre, i team ingegneristici hanno simulato in laboratorio l’assenza di gravità grazie a un sistema di carrucole e supporti, mentre speciali lampade hanno riprodotto la luce solare per verificare l’efficienza energetica dei pannelli.

La prova del fuoco

Prima di partire per il cosmo, Plato dovrà affrontare una serie di test estremi, vere e proprie prove iniziatiche.

  • Nei test vibrazionali e acustici, la navicella verrà sottoposta a violente scosse e a onde sonore potentissime, simulando il fragore e le sollecitazioni del lancio su un razzo Ariane 6.
  • Successivamente, entrerà nella gigantesca camera a vuoto criogenica del Large Space Simulator, dove sperimenterà le condizioni reali dello spazio: gelo, vuoto, radiazione. Sarà lì che Plato dovrà dimostrare di poter funzionare impeccabilmente in ambiente orbitale.

Verso nuove Terre

Se tutto procederà secondo i piani, il lancio è previsto per dicembre 2026. Una volta in orbita, Plato inizierà la sua lunga missione scientifica: scandagliare vaste regioni di cielo per individuare pianeti rocciosi potenzialmente abitabili e studiare le oscillazioni delle stelle che li ospitano, fornendo dati preziosi sull’evoluzione stellare.

Dietro a questa missione si cela una collaborazione europea d’eccellenza: l’ESA, il Consorzio di Missione Plato e l’industria guidata da OHB, Thales Alenia Space e Beyond Gravity. È un’impresa che fonde tecnologia all’avanguardia e curiosità millenaria: la stessa che spinse i filosofi greci a interrogarsi sul cielo, ora proiettata tra le stelle con strumenti di precisione mai visti.

Con i suoi 26 occhi vigili e il cuore di ghiaccio, Plato si prepara a diventare la nostra vedetta interstellare, pronta a individuare mondi che potrebbero, un giorno, rispondere alla domanda più antica di tutte: siamo soli nell’universo?

Stefano Camilloni

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