Immaginate di osservare un uccello in volo senza riuscire a vederlo direttamente, cogliendone soltanto l’ombra fugace che scivola silenziosamente sul terreno. Con un processo analogo, un team internazionale guidato dall’Università di Vilnius ha recentemente scoperto un nuovo gigante gassoso, denominato AT2021uey b. Questa affascinante scoperta, descritta dettagliatamente su Astronomy & Astrophysics, apre una finestra su regioni remote e ancora inesplorate della nostra galassia.
Un colosso ai confini della galassia
AT2021uey b non è un pianeta comune: la sua massa supera quella di Giove di circa il 30%, e orbita lentamente intorno a una stella nana di tipo M, una stella piccola e relativamente fredda. Ogni orbita dura ben 4.170 giorni, equivalenti a circa undici anni terrestri. Tuttavia, ciò che rende davvero speciale AT2021uey b è la sua insolita posizione.
Normalmente, i pianeti scoperti grazie al fenomeno del microlensing gravitazionale si trovano nelle regioni centrali e più dense della Via Lattea. AT2021uey b, invece, è situato a oltre 3.260 anni luce dal centro galattico, nella rarefatta periferia nota come “alone galattico”. È solamente il terzo pianeta mai identificato in una zona così lontana e isolata.
La magia del microlensing: guardare l’invisibile
Questa scoperta è stata possibile grazie al fenomeno del microlensing gravitazionale, un effetto teorizzato per la prima volta da Albert Einstein. Quando un oggetto massiccio—come una stella o, appunto, un pianeta—passa davanti a una stella più lontana, la sua gravità agisce come una lente, amplificando momentaneamente la luce della stella sullo sfondo. È proprio questa breve e delicata variazione luminosa, quasi impercettibile, a rivelare agli astronomi la presenza di un oggetto invisibile.
Come sottolinea il Dott. Marius Maskoliūnas, responsabile del gruppo di ricerca lituano, catturare un tale evento è estremamente raro e richiede non solo competenze tecniche avanzate e pazienza straordinaria, ma anche un pizzico di fortuna. “La massa visibile della Via Lattea rappresenta appena un decimo della massa totale della galassia”, spiega Maskoliūnas. “Il restante 90% è materia oscura o invisibile. Il microlensing è uno dei pochi strumenti che abbiamo per sondare questo universo nascosto.”
Una scoperta nata da una collaborazione stellare
Curiosamente, questa straordinaria scoperta è frutto di un incontro quasi casuale tra il team dell’Università di Vilnius e i ricercatori dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Varsavia. Durante questo incontro, è nato un progetto congiunto per analizzare i dati provenienti dal telescopio Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea, combinati con osservazioni terrestri realizzate presso l’Osservatorio Astronomico di Molėtai.
La Prof.ssa Edita Stonkutė, che coordina il progetto dalla parte lituana, evidenzia come ogni nuovo pianeta scoperto rivoluzioni la nostra comprensione dell’universo. Dal primo pianeta extrasolare confermato nel 1995 fino ai circa 6.000 pianeti oggi conosciuti, ogni scoperta rappresenta una sfida alle teorie tradizionali sulla formazione dei sistemi planetari.
Il futuro della ricerca: verso l’universo invisibile
Il metodo del microlensing gravitazionale, così elegante e potente nella sua semplicità, promette di continuare a stupirci e a svelare segreti cosmici sempre più sorprendenti. AT2021uey b è solo il più recente esempio di come l’universo ci offra continuamente nuovi enigmi, nascosti nelle ombre fuggevoli di corpi celesti lontanissimi.
E mentre continuiamo a scrutare il cielo, possiamo essere certi che ciò che resta invisibile oggi diventerà, un giorno, fonte di nuove incredibili scoperte.
Stefano Camilloni