Nel cuore del cosmo, dove il silenzio sembra regnare sovrano, qualcosa ha lampeggiato. Non un suono, ma un bagliore fugace, come un sussurro di luce tra le stelle. È solo un’anomalia? O forse un segnale deliberato? Da decenni, la ricerca di intelligenza extraterrestre tenta di decifrare il buio dell’universo alla ricerca di tracce aliene. Ora, un nuovo enigma luminoso getta ulteriore mistero sul cielo notturno, ponendo una domanda che ancora una volta sfida la nostra immaginazione: siamo davvero soli?
Oltre le onde radio: l’ascesa del SETI ottico
Il SETI, acronimo di Search for Extraterrestrial Intelligence, ha avuto inizio oltre 60 anni fa con il Progetto Ozma, cercando segnali radio da civiltà aliene. Ma se gli extraterrestri non parlassero attraverso onde radio? Negli ultimi anni, si è aperta una nuova frontiera: il SETI ottico, che si concentra su impulsi di luce ad altissima intensità, forse generati da laser interstellari o sistemi energetici avanzati.
Il lavoro solitario del Dottor Stanton
In un osservatorio privato, lontano dai riflettori, il Dottor Richard H. Stanton, veterano NASA e ingegnere di missioni come Voyager e GRACE, ha dedicato il proprio ritiro al SETI ottico. Con un telescopio da 76,2 cm e un fotometro progettato da lui stesso, ha condotto una ricerca paziente e sistematica su oltre 1.300 stelle simili al Sole, osservando ognuna per circa un’ora e registrando campioni di luce ogni 100 microsecondi.
Il segnale impossibile
Il 14 maggio 2023, Stanton ha registrato un evento straordinario dalla stella HD 89389, distante circa 100 anni luce: due impulsi luminosi identici separati da 4,4 secondi. Ma ciò che ha sorpreso di più è stata la firma luminosa:
- La stella ha brillato, poi si è oscurata, poi di nuovo ha brillato, tutto in appena 0,2 secondi.
- I due impulsi avevano strutture interne identiche, un dettaglio mai visto prima.
- Nessun satellite, meteora o disturbo atmosferico è compatibile con quanto registrato.
In oltre 1.500 ore di osservazione, mai era stato rilevato un impulso simile. Eppure, il fenomeno si è ripetuto.
Altri casi simili: coincidenze cosmiche?
Una revisione dei dati ha portato alla luce un evento simile del 30 settembre 2019, proveniente da HD 217014 (51 Pegasi), la prima stella simile al Sole nota per ospitare un esopianeta. Un altro impulso doppio è stato poi rilevato da HD 12051, a 81 anni luce dalla Terra. Tre stelle, tutte simili al Sole, e tre eventi quasi identici.
Tutte le spiegazioni… e nessuna certezza
Il Dottor Stanton ha preso in considerazione ogni possibile spiegazione naturale: rifrazione atmosferica, asteroidi oscuranti, diffrazione della luce, persino onde gravitazionali. Ma ogni ipotesi richiederebbe una coincidenza estremamente improbabile. Il mistero resta.
E se fosse qualcosa di artificiale? Qualcosa che modula la luce stellare da entro il nostro sistema solare? Stanton non lo esclude, ma resta cauto: “Non sappiamo cosa possa generare questi impulsi”.
Verso il futuro: due nuove strategie di indagine
Per far luce su questo fenomeno, servono nuovi occhi e nuovi approcci. Stanton propone due strade:
- Telescopi ottici in array sincronizzati, per misurare eventuali movimenti dell’oggetto responsabile.
- Osservatori separati da centinaia di chilometri, per determinare se esistano differenze temporali nella ricezione degli impulsi, suggerendo un’origine più vicina o più lontana.
Il fascino dell’ignoto
Questi impulsi sono una chiamata al mistero, un nuovo stimolo per chi cerca tracce di vita intelligente oltre la Terra. Non abbiamo risposte, ma abbiamo una domanda più precisa, e questo – nella scienza – è già un enorme passo avanti.
I risultati di Stanton sono stati pubblicati su Acta Astronautica, e ora il mondo scientifico osserva con attenzione. La caccia continua.
Stefano Camilloni