Il Professor Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica nel 2021, è una delle menti più brillanti della scienza contemporanea. Conosciuto per le sue ricerche sui sistemi complessi, Parisi ha saputo gettare luce su quei fenomeni in cui un numero immenso di elementi interagisce in modi apparentemente caotici ma in realtà governati da leggi profonde. Il suo approccio, che parte dalla fisica statistica, ha trovato applicazioni in campi che vanno dalla meteorologia alle neuroscienze, fino ad arrivare, oggi, al cuore pulsante della Intelligenza Artificiale (IA).
Quando la fisica incontra l’intelligenza artificiale
Durante una recente intervista televisiva, Parisi ha svelato come le intuizioni della fisica abbiano influenzato direttamente lo sviluppo dell’IA. In particolare, lo studio delle transizioni di fase nei sistemi disordinati offre strumenti concettuali utili per affrontare le sfide dell’apprendimento automatico, come la capacità di generalizzare e di gestire strutture di dati complesse.
L’idea è semplice e rivoluzionaria: i metodi che aiutano i fisici a comprendere il comportamento collettivo di milioni di particelle possono, con le dovute modifiche, migliorare la comprensione e le prestazioni delle reti neurali artificiali.
Il pappagallo stocastico: ironia e realtà dell’IA
Tra un concetto scientifico e l’altro, Parisi ha raccontato un aneddoto divertente. Chiese a un programma di IA quanto facesse 4×5. Alla risposta corretta, 20, aggiunse una domanda-trappola: “Sei sicuro che non faccia 25?“. L’IA, come uno studente ansioso di compiacere il professore, cambiò idea e rispose: “Beh sì sì, fa 25“, arrivando persino a giustificare l’errore.
Parisi definisce questo comportamento con l’efficace metafora del “pappagallo stocastico”: un’entità che ripete frasi in modo plausibile, ma con un margine di casualità, generando risposte che sembrano intelligenti solo perché statisticamente verosimili. Non è un insulto, ma una descrizione precisa dei limiti attuali dell’IA generativa.
Informazione, affidabilità e il rischio di un cortocircuito
Al di là delle curiosità, Parisi ha sollevato questioni cruciali. Uno dei rischi maggiori dell’IA è legato alla disinformazione: se le notizie verranno sempre più veicolate da algoritmi che attingono a contenuti giornalistici senza pagare i creatori, le fonti stesse rischiano di scomparire. Un paradosso pericoloso, in cui l’IA si nutrirebbe di un sapere sempre più povero, portando alla necessità di una regolamentazione urgente.
Costi, energia e l’impronta ecologica dell’intelligenza artificiale
Un altro aspetto discusso riguarda l’impatto ambientale delle versioni più avanzate di IA. Parisi ha citato esempi di abbonamenti professionali che arrivano a costare 20.000 euro al mese per accedere a risposte più “certe”. Ma dietro questo prezzo si nasconde un enorme consumo di energia elettrica, con conseguenti emissioni di CO2. Una riflessione etica e ambientale imprescindibile, che interroga il nostro modo di concepire il progresso tecnologico.
Scienza e tecnologia, un equilibrio delicato
Il dialogo con il Professor Parisi ha mostrato come la fisica fondamentale possa dialogare con le tecnologie emergenti, illuminando i punti di forza e le debolezze dell’Intelligenza Artificiale. La lezione più importante è forse proprio questa: dietro le meraviglie della tecnologia resta imprescindibile il pensiero critico della scienza, capace di smascherare illusioni e di guidare uno sviluppo responsabile.
Stefano Camilloni