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Un telescopio sulla Luna per ascoltare l’eco dell’universo primordiale – Il progetto Dark Ages Explorer (DEX)

Guardare il cielo notturno significa contemplare il passato. Ogni stella, ogni bagliore lontano racconta storie di tempi remoti, a volte difficili da decifrare. Tra i capitoli ancora oscuri della grande storia cosmica spiccano le misteriose Età Oscure Cosmiche e l’Alba Cosmica, epoche fondamentali che custodiscono i segreti della nascita delle prime stelle e galassie.

Gli astronomi sognano da tempo di catturare il debolissimo segnale dell’idrogeno neutro, una radiazione nota come riga a 21 cm, emessa nel momento in cui l’universo, silenzioso e oscuro, si accendeva lentamente grazie alla luce delle prime stelle. Questo segnale, oggi quasi impercettibile a causa del forte redshift, si manifesta nella banda Ultra-High Frequency (UHF), invisibile ai telescopi convenzionali terrestri, soffocata dai rumori delle interferenze radio prodotte dall’uomo.

Per superare queste difficoltà, la Luna stessa potrebbe diventare il nostro più potente alleato.

“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna?” chiedeva Giacomo Leopardi. Oggi, questa stessa Luna silenziosa potrebbe diventare il luogo ideale per un osservatorio straordinario. Un team internazionale guidato da Christiaan Brinkerink del Radboud Radio Lab ha infatti proposto il progetto Dark Ages Explorer (DEX), un telescopio lunare di tipo interferometrico che opererebbe dal lato nascosto del nostro satellite, lontano dai disturbi terrestri e protetto dalle interferenze atmosferiche.

Il DEX consentirebbe di osservare direttamente la riga a 21 cm dell’idrogeno neutro proveniente dalle prime epoche cosmiche, realizzando qualcosa di simile a un vero e proprio “film” della nascita dell’universo. Coprendo periodi da 50 milioni fino a un miliardo di anni dopo il Big Bang, questo radiotelescopio lunare potrebbe svelare dettagli ancora ignoti sulla formazione delle prime strutture cosmiche e sul ruolo della misteriosa Materia Oscura.

Per funzionare efficacemente, il DEX avrebbe bisogno di un grande array composto da almeno 32×32 antenne dispiegate su una superficie di circa 200×200 metri. La scelta della regione polare sud della Luna, vicina ai siti previsti dal Programma Artemis della NASA, permetterebbe di combinare vantaggi logistici con una relativa stabilità termica rispetto ad altre regioni lunari.

Le sfide tecniche del progetto sono enormi. Dalla gestione dell’alimentazione elettrica, che rischia di rappresentare metà della massa totale dell’osservatorio, all’utilizzo di strutture ultraleggere per le antenne e amplificatori capaci di resistere alle temperature estreme dell’ambiente lunare. Queste tecnologie avanzate, oggi in fase di studio, potrebbero non solo aprire nuove finestre sull’universo, ma anche generare importanti innovazioni tecnologiche applicabili sulla Terra, migliorando ad esempio i sistemi di comunicazione dei satelliti.

La Luna, musa eterna di poeti e sognatori, potrebbe quindi trasformarsi in un laboratorio scientifico di eccezionale valore. L’immagine di questa Luna “immortale, vergine del tempo”, come la definì Gabriele D’Annunzio, assume ora nuovi significati: non più soltanto ispiratrice di versi poetici, ma custode delle verità più profonde sulla nostra origine cosmica.

Il DEX è un progetto ambizioso, una sfida scientifica e tecnologica che promette di portare l’umanità un passo più vicino alla comprensione del grande mistero delle nostre origini. E se gli scienziati riusciranno a realizzare questo sogno, forse guarderemo alla Luna non solo con nostalgia poetica, ma anche con gratitudine per averci regalato le chiavi del nostro passato più remoto.

Stefano Camilloni

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