Quando si pensa alla stella più vicina al Sole, l’immaginario comune tende a proiettarsi in un futuro fantascientifico in cui navicelle coraggiose solcano lo spazio verso pianeti sconosciuti. In realtà, la scienza ci ha già fornito molte informazioni su Proxima Centauri, una nana rossa situata a poco più di 4 anni luce dalla Terra. Sebbene non sia osservabile a occhio nudo, questa stella esercita un’enorme attrazione sui ricercatori, soprattutto grazie alla presenza di almeno un pianeta potenzialmente roccioso nella cosiddetta “zona abitabile”. Ma quanto sappiamo davvero di questo sistema stellare e delle sue possibili condizioni per la vita?
Il sistema di Alfa Centauri e la posizione di Proxima
Proxima Centauri è parte di un più ampio sistema stellare noto come Alfa Centauri, che comprende altre due stelle, Alfa Centauri A e B. Queste ultime ricordano molto il Sole, sia per dimensioni sia per luminosità. Proxima, invece, è diversa: più piccola e meno luminosa, appartiene alla categoria delle nane rosse, stelle che si contraddistinguono per una durata di vita molto lunga ma spesso anche per violenti episodi di attività, come flare ed eruzioni di particelle ad alta energia.
Pur essendo legate gravitazionalmente a Proxima, Alfa Centauri A e B orbitano a una grande distanza da essa, tanto che Proxima si trova migliaia di volte più lontana dal loro centro comune rispetto alla distanza tra la Terra e il Sole. L’aspetto più affascinante è che la posizione di Proxima fa di essa la stella più prossima al nostro sistema solare, il che la rende un obiettivo d’indagine particolarmente appetibile.
La scoperta di pianeti attorno a Proxima
La prima prova dell’esistenza di un pianeta in orbita attorno a Proxima Centauri è arrivata nel 2016, grazie a un’indagine basata sul metodo delle velocità radiali. Questo approccio misura le piccole oscillazioni della stella causate dalla forza gravitazionale di un pianeta orbitante. I dati hanno indicato la presenza di un corpo con una massa appena superiore a quella terrestre, battezzato Proxima b, che completa un giro attorno alla stella in appena 11 giorni. Nonostante il pianeta sia molto vicino alla propria stella, è plausibile che si trovi nella cosiddetta “zona abitabile”, cioè in quella regione in cui le temperature medie potrebbero consentire la presenza di acqua liquida in superficie (un fattore chiave per lo sviluppo della vita).
Successivamente, gli astronomi hanno individuato indizi che lasciano pensare a ulteriori mondi nello stesso sistema. Nel 2020, è stato segnalato un possibile secondo pianeta, Proxima c, con un’orbita di circa cinque anni e una massa di parecchie volte superiore a quella terrestre. Questo mondo si troverebbe però troppo distante dalla stella per godere di condizioni climatiche favorevoli alla vita. Nel 2022, è stata poi avanzata l’ipotesi di un terzo pianeta candidato, Proxima d, più piccolo e in orbita molto stretta. In ogni caso, solo Proxima b resta, per ora, il candidato più interessante dal punto di vista biologico.
La sfida dell’abitabilità
La cosiddetta “zona abitabile” non garantisce automaticamente che un pianeta sia davvero vivibile. Uno degli aspetti ancora poco chiari è l’eventuale presenza di un’atmosfera su Proxima b e la sua composizione. Gli scenari teorici spaziano da un mondo completamente ghiacciato a un pianeta con vasti oceani in superficie, oppure con strati d’acqua al di sotto della crosta.
Inoltre, se Proxima b dovesse essere in rotazione sincrona – cioè sempre con la stessa faccia rivolta alla stella – si creerebbe uno sbilanciamento termico significativo: una faccia permanentemente esposta alla luce e l’altra in un’oscurità perenne. Tale configurazione potrebbe penalizzare la stabilità di un’eventuale atmosfera e rendere estrema la variazione di temperatura tra i due emisferi, anche se esisterebbero fasce di transizione più miti.
A complicare il quadro, c’è l’attività tipica delle nane rosse: Proxima Centauri può emettere violenti flare che, in assenza di adeguate protezioni naturali come un robusto campo magnetico planetario, finirebbero per erodere l’atmosfera di Proxima b e bombardarne la superficie con radiazioni nocive. Nonostante ciò, le nane rosse vantano una vita molto più lunga delle stelle simili al Sole, concedendo eventualmente più tempo all’evoluzione biologica per adattarsi a condizioni ambientali ostili.
Limiti di osservazione e possibili sviluppi
Attualmente, la principale difficoltà nello studio dell’atmosfera di Proxima b risiede nel fatto che il pianeta, per quanto ne sappiamo, non transita di fronte alla sua stella rispetto alla nostra linea di vista. Se ci fosse un transito osservabile, si potrebbe analizzare lo spettro della luce stellare filtrata dall’atmosfera del pianeta, ricavando preziose informazioni sulla composizione chimica e sulla presenza di eventuali gas biologicamente rilevanti (come ossigeno o metano). Poiché il transito non si verifica, le tecniche di indagine risultano più complesse e indirette.
Non tutto è perduto, però: grazie ai progressi nella progettazione di telescopi e strumenti di nuova generazione, c’è la speranza di ottenere in futuro osservazioni dirette del pianeta. La relativa “vicinanza” di Proxima Centauri la rende infatti un obiettivo privilegiato per missioni e tecnologie che puntano a ottenere immagini dettagliate di pianeti extrasolari.
Futuri viaggi interstellari?
Dal punto di vista tecnologico, raggiungere fisicamente Proxima b con un veicolo spaziale resta, al momento, un’impresa al limite della fantascienza. Alle velocità attuali delle nostre sonde più rapide, servirebbero decine di migliaia di anni per colmare i circa 4 anni luce che ci separano dalla stella. Tuttavia, alcuni progetti concettuali (come l’utilizzo di vele spinte da laser ad altissima energia o l’impiego di sistemi a fusione nucleare) ipotizzano tempi di percorrenza di decenni o di uno-due secoli, uno scenario ancora futuribile, ma non del tutto impossibile.
Nel frattempo, si continua a monitorare la regione con radiotelescopi, per cercare segnali che possano indicare la presenza di civiltà tecnologicamente avanzate. Occasionalmente sono emersi fenomeni curiosi, poi rivelatisi interferenze di origine terrestre. Non esistono finora prove solide di segnali prodotti da intelligenze extraterrestri, e l’idea di una sincronicità tra un’ipotetica evoluzione tecnologica aliena e la nostra appare, almeno per ora, estremamente remota.
Nuove prospettive
Proxima Centauri rimane un laboratorio naturale straordinario per comprendere come possano formarsi e evolversi i sistemi planetari attorno a stelle diverse dal Sole. La scoperta di Proxima b ha aperto nuove prospettive sull’esistenza di mondi rocciosi in zone abitabili, anche quando si tratta di stelle nane rosse. Le sfide da superare per stabilire se questo pianeta possa davvero ospitare la vita sono ancora tante: l’ostilità ambientale tipica di queste stelle, l’eventuale rotazione sincrona, la mancanza di dati certi su un’atmosfera protettiva.
Nonostante gli ostacoli, la curiosità scientifica ci spinge a raffinare gli strumenti di indagine, e i progressi tecnologici potrebbero presto offrire osservazioni più dettagliate. Se Proxima b si rivelasse effettivamente abitabile (o addirittura abitata), ci troveremmo di fronte a un punto di svolta senza precedenti nella storia dell’astronomia e, forse, nella comprensione del nostro posto nell’Universo. Fino ad allora, continueremo a guardare verso la nostra stella più vicina, pronti a cogliere ogni indizio che possa farci luce su questa nuova, intrigante frontiera cosmica.
Stefano Camilloni