Se pensate che i buchi neri siano delle mostruose aspirapolveri cosmiche capaci di risucchiare tutto, è giunto il momento di riconsiderare ciò che credete di sapere. Nel suo libro, Breve storia dei buchi neri: E perché tutto quello che pensi di sapere è sbagliato (Apogeo Editore), la Dottoressa Becky Smethurst, astrofisica premiata e popolare divulgatrice dell’Università di Oxford, ci accompagna in un’affascinante avventura attraverso secoli di scoperte scientifiche, smantellando miti e offrendo nuove sorprendenti prospettive.
Non così neri, non così vuoti, non così affamati
Innanzitutto, i buchi neri non sono “neri” come spesso pensiamo. La realtà è ben più spettacolare: alcuni di loro, soprattutto quelli supermassicci al centro delle galassie, sono tra gli oggetti più luminosi dell’universo. Questa incredibile luminosità deriva dal disco di accrescimento, una spirale vorticosa di gas e polveri che, precipitando verso il buco nero, rilascia radiazioni potentissime, visibili specialmente nelle frequenze dei raggi X e onde radio.
E non sono “buchi” nel senso comune del termine: la Dottoressa Smethurst li descrive poeticamente come gigantesche montagne di materia compressa nella forma più densa possibile. Non esistono scorciatoie o passaggi verso mondi paralleli, ma singolarità dense al punto da sfidare la nostra immaginazione e le leggi fisiche che conosciamo.
Quanto alla loro presunta voracità, Smethurst ironicamente li paragona più a “cuscini da divano”: restano immobili e innocui, e solo ciò che finisce accidentalmente troppo vicino è destinato a perdersi per sempre, come una moneta caduta nelle fessure di un sofà. Non c’è alcuna forza misteriosa che trascina oggetti da grandi distanze.

Concetti chiave che vi lasceranno senza fiato
Becky Smethurst ci guida magistralmente attraverso concetti cruciali che orbitano attorno ai buchi neri:
L’orizzonte degli eventi è il limite invisibile oltre il quale nulla può tornare indietro, nemmeno la luce. Se potessimo attraversarlo, il tempo stesso cambierebbe, fermandosi agli occhi di un osservatore esterno, mentre il viaggiatore cadrebbe inconsapevolmente verso la misteriosa singolarità.
La singolarità rappresenta il punto di densità infinita al centro del buco nero, dove le leggi conosciute della fisica cessano di avere significato. È qui che Einstein incontra i limiti della sua relatività generale e dove l’immaginazione prende il sopravvento sulla realtà scientifica.
La famigerata spaghettificazione è invece il processo che allungherebbe e distruggerebbe qualunque oggetto avvicinatosi troppo, in una danza cosmica tragica e affascinante.
L’evaporazione dei buchi neri (Radiazione di Hawking), un processo lentissimo e teorico, permette loro di perdere massa, aprendo interrogativi profondi sulla vita e la morte degli astri stessi.
Varietà cosmiche: una famiglia di buchi neri
Smethurst esplora anche le diverse categorie di buchi neri:
- Buchi neri stellari, nati dalla spettacolare esplosione di supernove, stelle massicce che collassano drammaticamente.
- Buchi neri supermassicci, i titani cosmici al cuore delle galassie, incluso il nostro enigmatico Sagittarius A* al centro della Via Lattea. Il loro mistero è ancora profondo: si formano dalla fusione di buchi più piccoli o da gigantesche nubi primordiali?
- Buchi neri primordiali, minuscoli fossili cosmici ipotizzati, che potrebbero addirirttura nascondersi ai confini del nostro sistema solare, spiegando fenomeni come il misterioso “Pianeta Nove”.
Un viaggio nel tempo e nella conoscenza
Il libro di Smethurst non è soltanto un racconto dei buchi neri, ma una vera e propria storia dell’astronomia moderna. Partendo da intuizioni settecentesche di “stelle oscure”, passando per la rivoluzione di Einstein e fino alle recentissime rilevazioni delle onde gravitazionali e delle prime foto dirette dei buchi neri, l’autrice ci dimostra come la scienza sia un’impresa cumulativa, fatta di errori, intuizioni e coraggiose teorie.
Uno stile irresistibile tra scienza e cultura pop
Ciò che rende il libro di Smethurst irresistibile è la sua capacità unica di unire chiarezza scientifica a un’irresistibile leggerezza narrativa. Tra riferimenti divertenti a Hamilton, Taylor Swift o Harry Potter, e con frequenti note a piè di pagina scherzose, l’autrice riesce a trasformare argomenti complessi in un’avventura affascinante, perfetta per ogni tipo di lettore, dal curioso occasionale al più appassionato.
Un libro che apre orizzonti nuovi
Breve storia dei buchi neri è molto più che una semplice guida ai buchi neri. È un invito ad abbandonare vecchi preconcetti, a lasciarsi stupire dalle nuove scoperte e a riconoscere quanta meraviglia e mistero restino ancora da esplorare nell’universo. Con questo libro, Becky Smethurst ci ricorda che, nonostante tutto quello che già sappiamo, l’universo ha ancora infinite storie da raccontare.
Stefano Camilloni