Dopo cinquant’anni dall’ultima missione Apollo, l’esplorazione della Luna vive oggi una nuova, entusiasmante fase di rinascita. Programmi ambiziosi come Artemis della NASA mirano a riportare gli esseri umani sulla superficie lunare, con il primo allunaggio programmato vicino al misterioso Polo Sud lunare già nel 2026. Contemporaneamente, Cina e India hanno ottenuto importanti successi con missioni robotiche, mentre il settore privato spinge avanti nuove tecnologie e idee audaci. Questa volta, però, il grande obiettivo è molto più ambizioso: stabilire una presenza umana duratura sulla Luna e preparare il terreno per future esplorazioni verso Marte.
Ma abitare la Luna non è una sfida semplice. Una delle difficoltà maggiori consiste nel superare la lunga notte lunare, che dura ben due settimane terrestri. Durante questo periodo buio, le temperature precipitano fino a -170°C, mettendo a dura prova le tecnologie e le strutture necessarie per la sopravvivenza. I pannelli solari, infatti, diventano inutilizzabili senza la luce del Sole, costringendo rover e habitat lunari a dipendere da batterie limitate o da complicati sistemi di riscaldamento basati su radioisotopi. Questa realtà rende le missioni lunari estremamente complesse e limita fortemente la possibilità di una permanenza prolungata.
Per affrontare questo problema cruciale, gli scienziati stanno esplorando soluzioni straordinarie e innovative. Recentemente, uno studio guidato dal ricercatore Denis Acker e pubblicato sulla prestigiosa rivista Acta Astronautica propone un approccio rivoluzionario: sfruttare una costellazione di satelliti orbitanti per raccogliere energia solare nello spazio e trasmetterla continuamente alla superficie lunare.
Questa ambiziosa proposta prende forma nella costellazione di satelliti chiamata ZEUS, composta da circa 300 satelliti disposti in orbita lunare. Questi dispositivi raccoglierebbero costantemente energia dal Sole, convertendola in microonde o raggi laser e inviandola a terra verso la base lunare DIANA, situata al Polo Sud della Luna. Una volta ricevuta sulla superficie lunare, questa energia sarebbe riconvertita in elettricità, alimentando habitat, rover e sistemi di estrazione delle risorse locali (ISRU).
La peculiarità di ZEUS risiede nel garantire una copertura continua: grazie alla precisa coordinazione delle orbite satellitari, almeno un satellite sarebbe sempre in linea di vista con la base, assicurando così una fornitura costante e affidabile di energia anche durante le lunghe e difficili notti lunari.
Inoltre, guardando al futuro, gli scienziati stanno considerando l’uso di materiali lunari per costruire alcune componenti della costellazione, riducendo significativamente la necessità di lanci costosi dalla Terra. Il progetto, sostenuto dal coinvolgimento dello Space Generation Advisory Council (SGAC) e di ASTRAEUS, potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso la realizzazione del sogno di vivere stabilmente sulla Luna.
La possibilità di una base lunare autosufficiente, alimentata da satelliti innovativi, apre straordinari scenari di esplorazione e colonizzazione spaziale, permettendo agli esseri umani di guardare con sempre più fiducia verso l’affascinante frontiera del cosmo.
Stefano Camilloni