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Sesso e microgravità: quello che (non) sappiamo sulle relazioni intime nello spazio

Quando si parla di vita nello spazio, spesso l’attenzione si concentra su aspetti come la microgravità, le radiazioni cosmiche, la gestione delle risorse e i protocolli di sicurezza. Eppure, con il progredire dei progetti di colonizzazione lunare e marziana, o con le missioni di lunga durata a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), sorge spontaneo anche l’interrogativo riguardo la sfera sessuale degli astronauti: esistono studi specifici? Quali sono i cambiamenti che subirebbe il corpo in assenza di gravità? E se una coppia avesse un rapporto sessuale sulla Luna, cosa succederebbe? Di seguito, cercheremo di rispondere a queste domande facendo il punto su ciò che sappiamo – e, soprattutto, su ciò che ancora non sappiamo – in campo spaziale.

Esistono studi ufficiali sul sesso nello spazio?

A livello pubblico, non esistono ricerche o esperimenti ufficiali che documentino rapporti sessuali tra astronauti in orbita o durante missioni spaziali. Le agenzie spaziali internazionali, come la NASA, l’ESA o la Roscosmos, non hanno mai confermato né condiviso dati relativi ad attività sessuali in microgravità.

Gli studi in letteratura si limitano principalmente a considerazioni fisiologiche e psicologiche:

  • Ormoni e stress: la vita in microgravità e il lavoro intensivo possono alterare i livelli ormonali. Stress, disturbi del sonno e ritmi circadiani sfasati potrebbero influenzare il desiderio.
  • Flusso sanguigno: in orbita, i fluidi corporei tendono a spostarsi verso la parte superiore del corpo (testa e torace). Non ci sono studi specifici sul flusso sanguigno legato alla sfera sessuale in microgravità, ma sappiamo che questa ridistribuzione può influire su diverse funzioni fisiologiche.

Nonostante le voci e le speculazioni, non esiste alcun documento ufficiale che provi rapporti sessuali effettivi tra astronauti. Se ciò sia accaduto o meno in modo non documentato, rimane un tema per lo più confinato a rumor e ipotesi non confermate.

Le sfide della microgravità per l’intimità

L’assenza di peso (o meglio la microgravità) presenta diverse sfide pratiche:

  1. Mantenere la posizione: senza gravità, qualsiasi spinta o movimento genera una reazione in direzione opposta, spingendo i corpi a “fluttuare” se non sono ancorati. Per avere contatto fisico stabile, servirebbe un sostegno o un sistema di aggancio.
  2. Distribuzione dei fluidi: come accennato, la microgravità fa sì che i fluidi corporei non seguano la normale circolazione di gravità terrestre. Questo potrebbe rendere diverse le reazioni del corpo durante l’eccitazione.
  3. Privacy e spazio limitato: la ISS è un ambiente dove gli astronauti vivono in spazi ristretti e sotto un rigoroso programma di lavoro. La privacy è ridotta, e anche volendo, trovare momenti di intimità non è così semplice.
  4. Regolamenti e responsabilità: gli astronauti sono “in missione” e rispondono a protocolli ben precisi. Qualsiasi forma di attività fisica, anche personale, deve tener conto dei limiti di tempo, dello stress e dei possibili rischi medici.

Cosa succederebbe sulla Stazione Spaziale Internazionale?

Se ipoteticamente una coppia avesse un rapporto sessuale a bordo della ISS, da un punto di vista fisiologico potrebbero verificarsi:

  • Difficoltà di movimento: la coppia dovrebbe ancorarsi a pareti o maniglie, perché in assenza di peso anche il minimo sforzo crea spinte in direzioni opposte.
  • Possibili variazioni nella fase di eccitazione: in condizioni di microgravità, la circolazione sanguigna negli arti inferiori (e negli organi genitali) può risultare alterata. In teoria, ciò potrebbe influenzare i meccanismi dell’eccitazione sessuale.
  • Possibile disidratazione o surriscaldamento: sulla ISS la temperatura e la ventilazione sono controllate, ma l’attività fisica intensa potrebbe comportare un aumento di calore e sudorazione, senza che il sudore “cada” come sulla Terra. Si formerebbero invece piccole sfere di liquido fluttuanti.

Da un punto di vista medico, non ci sono dati “ufficiali” su eventuali problemi di salute connessi al sesso in orbita, ma si sospetta che radiation e microgravità possano avere effetti critici soprattutto se si parlasse di gravidanza: il corpo femminile potrebbe subire alterazioni e il feto sarebbe esposto a dosi di radiazioni potenzialmente pericolose durante lo sviluppo.

E se una coppia facesse sesso sulla Luna?

La Luna ha una gravità pari a circa 1/6 di quella terrestre. Non è dunque microgravità come sulla ISS, ma comunque una bassa gravità che modificherebbe la dinamica dei movimenti. Alcuni punti da considerare:

  1. Movimento in gravità ridotta: sebbene non si “fluttui” come in orbita, il peso corporeo è molto inferiore rispetto a quello terrestre. L’equilibrio è diverso e i movimenti potrebbero risultare scoordinati o “saltellanti”.
  2. Possibile necessità di tute: all’esterno dei moduli abitativi lunari (o delle future basi), la pressione e l’atmosfera sono inesistenti. Nessuna attività “senza tuta” potrebbe avvenire all’aperto. Dunque, un’ipotetica relazione intima dovrebbe svolgersi all’interno di moduli pressurizzati e con condizioni ambientali simili a quelle terrestri.
  3. Radiazioni cosmiche: sulla Luna, senza un’adeguata protezione, si è esposti a maggiori dosi di radiazioni rispetto alla Terra. Anche qui, la considerazione più critica sarebbe la salute riproduttiva e le possibili conseguenze di una gravidanza in un ambiente con radiazioni più elevate e bassa gravità.

Al di là dei problemi fisici, ci sarebbero anche questioni etiche e mediche legate a un’eventuale concepimento. Le agenzie spaziali non hanno ancora protocolli chiari su come gestire una gravidanza in condizioni spaziali (sia in orbita sia sulla Luna o su Marte).

Prospettive future e ricerche

Con la prospettiva di missioni di lunga durata (ad esempio, i progetti di viaggio su Marte possono durare ben oltre un anno), è verosimile che le agenzie spaziali e i ricercatori debbano affrontare in modo più sistematico anche la questione del benessere psicofisico degli astronauti, includendo la sfera sessuale. Alcuni punti chiave su cui si concentreranno – o dovranno concentrarsi – gli studi:

  • Adattamenti fisiologici: capire come la microgravità (o la gravità ridotta) influisce sulle reazioni del corpo, sugli ormoni e sul desiderio.
  • Impatto sulla riproduzione: verificare la possibilità di una gravidanza sicura fuori dalla Terra, analizzando i rischi di malformazioni o complicazioni legate a radiazioni e microgravità.
  • Aspetti psicologici: la privazione di intimità e lo stress da missione potrebbero influire negativamente sul benessere mentale e sulle relazioni interpersonali.
  • Progettazione di habitat adeguati: se si pensa a colonie lunari o marziane, ci sarà la necessità di spazi più “confortevoli” per la privacy e per la vita di coppia o familiare.

Sfide molteplici

Al momento, non esistono dati pubblici su astronauti che abbiano effettivamente avuto rapporti sessuali in orbita, né sono stati divulgati studi medici specifici sul sesso in microgravità. Quel che è certo è che, man mano che ci spingeremo verso missioni di lunga durata, la sessualità e la possibilità di avere relazioni intime in ambienti spaziali diventeranno un tema di crescente interesse.

Le sfide sono molteplici: dall’aspetto pratico (fluttuazioni, ancoraggi, privacy) a quello biologico (flussi sanguigni, ormoni, possibili rischi riproduttivi), fino alla necessità di normative chiare e protocolli medici. Se e quando una coppia dovesse sperimentare l’intimità nello spazio in modo sistematico, si tratterebbe di un passo avanti nella comprensione del comportamento umano in condizioni estreme, aprendo nuove frontiere della medicina spaziale e delle scienze biologiche.

Per ora, la ricerca si concentra soprattutto sulla salute generale e sulla sicurezza operativa degli astronauti. Ma con la spinta verso l’esplorazione di Luna e Marte, non è escluso che, in futuro, un nuovo filone di studio – la “sessuologia spaziale” – diventi un tassello fondamentale per la permanenza prolungata dell’essere umano oltre i confini della Terra.

Stefano Camilloni

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