Immaginate mondi solitari che vagano nel buio cosmico, completamente liberi dal vincolo gravitazionale di una stella. Sono i pianeti erranti, noti in inglese come free-floating planets, enigmatici vagabondi che attraversano silenziosamente l’immensità della Via Lattea. A differenza dei pianeti immaginari come Hoth o Endor di “Star Wars”, ancorati a stelle lontane, questi mondi erranti percorrono solitari il gelo interstellare. Gli astronomi da circa un decennio speculano sulle caratteristiche di questi oggetti misteriosi, e oggi stimano che nella nostra galassia possano esistere da milioni a miliardi di pianeti erranti. Se così fosse, potrebbero addirittura superare in numero quelli legati stabilmente alle proprie stelle. Oscuri, freddi e avvolti nel gelo perpetuo, questi pianeti offrono scenari estremi e inospitali.
La danza caotica della nascita
La formazione di un sistema planetario è un evento spettacolare e turbolento, una danza cosmica di frammenti e protopianeti mossi da potenti interazioni gravitazionali. In questo caos creativo, alcuni mondi neonati vengono inevitabilmente espulsi nello spazio profondo, destinati a diventare viaggiatori senza meta. Pianeti di massa inferiore possono facilmente essere lanciati via dal loro ambiente natale, mentre per i loro “fratelli maggiori” occorre una spinta gravitazionale significativamente più intensa per sfuggire al loro destino stellare.
Alla ricerca di mondi invisibili
Trovare questi pianeti erranti è una sfida straordinaria: non avendo stelle che li illuminano, sono avvolti nell’oscurità assoluta. Attualmente, il metodo più efficace per identificarli è il fenomeno del microlensing, dove il passaggio di un pianeta davanti a una stella lontana ne distorce la luce, creando un impercettibile e fugace tremolio.
A differenza del più comune metodo del transito, che rileva l’oscuramento della luce di una stella causato dal passaggio di un corpo, il microlensing sfrutta invece la deformazione gravitazionale, permettendo agli astronomi di scoprire ciò che altrimenti rimarrebbe nascosto nella notte eterna.
Roman, la nuova finestra sul cosmo
La ricerca dei pianeti erranti avrà presto una potente alleata: il Telescopio Spaziale Nancy Grace Roman, prossimo al lancio. Questo innovativo osservatorio spaziale porterà nuova luce sui mondi solitari della nostra galassia, superando persino le capacità già straordinarie del James Webb Space Telescope (JWST).
Roman intraprenderà una missione chiamata Galactic Bulge Time Domain Survey, puntando a identificare da centinaia a migliaia di pianeti erranti. Queste osservazioni permetteranno agli astronomi di analizzare più profondamente le masse e la distribuzione spaziale di questi enigmatici vagabondi, gettando luce sulle origini e sui meccanismi che li hanno scagliati lontano dalle loro culle stellari.
La funzione di massa: comprendere l’invisibile
Un recente studio ha introdotto il concetto di funzione di massa dei pianeti liberi, ovvero la distribuzione delle masse dei pianeti erranti che attraversano il cosmo. Questo parametro chiave aiuterà a comprendere come, dove e perché si formano questi mondi interstellari, evidenziando le somiglianze e le differenze con i pianeti orbitanti attorno alle stelle.
Pur essendo ancora in attesa del lancio ufficiale, il telescopio Roman promette di svelare molti segreti, offrendoci un quadro più nitido e affascinante dei pianeti erranti, quei misteriosi vagabondi che popolano silenziosamente gli spazi inesplorati della nostra galassia.
Stefano Camilloni